E ringraziate che ci sono io, che sono una moltitudine.
Fra i tanti suoi aforismi nessuno è in grado di descrivere meglio le peculiarità di Andrea Pazienza (pittore, illustratore, autore, scrittore, poeta, esteta e genio illuminato), sia a livello personale che professionale.
Di "Andrea" negli anni è stato detto tanto, forse troppo: certamente più del dovuto, varcando spesso il limite del garbo e della discrezione, ma il suo mito, come accade ai grandi, non si limitava al lavoro, si estendeva alla persona. Probabilmente era il prezzo da pagare per essere "la rockstar del fumetto italiano", appellativo che non può ignorare l'essere umano. Ma PAZ! un'altra cosa, di lui bisogna parlare.
"Andrea Pazienza", "Paz!", "Andrenza", la moltitudine si palesava anche nel marchio che imponeva alla sua arte. Firme differenti per stili differenti, stili di chi era in grado di disegnare qualunque cosa in qualunque modo.
Il segno di Paz era vario, dissomigliante, differenziato; spaziava nel segno e nel soggetto, come è in grado di fare solo chi padroneggia le tecniche e gli stili e si esprime al livello più alto dell'arte.
Un genio multiforme, uno stile non conformato che spesso non fu compreso, in special modo all'estero da chi richiedeva uno stile immediatamente riconoscibile, più utile alle vendite. Andrea Pazienza- Nx, Nx Waiting for my Man Giustibelli Alex Illo 1986
Nel suo essere moltitudine Andrea Pazienza ci ha lasciato una vastità di opere così ampia e varia, inarrivabile per ogni altro artista del fumetto, in special modo se si considera un periodo così breve: soli 15 anni di attività partendo dalla sua prima, vera consacrazione, avvenuta a Pescara, dove Andrea si trasferà dalla Puglia (nacque a San Benedetto del Tronto il 23 maggio 1956) per gli studi, e dove la sua stella si accese quando, a soli 17 anni, il Laboratorio Comune d'Arte "Convergenze", intuendone il talento, gli dedicò la prima mostra personale.
Poi, nel 1974, Bologna. Il DAMS, gli anni della contestazione, il '77, il '78 bolognese, espressi nell'inarrivabile Le straordinarie avventure di Pentothal, sua opera prima pubblicata (Alter Alter 1977); ed uno dei più grandi gruppi di lavoro mai concepiti (Stefano Tamburini, Massimo Mattioli, Filippo Scozzari, e l'amico Tanino Liberatore), con i quali fonda la Primo Carnera Editore. Da qui un decennio fulminante, in un tourbillon di lavori, per più di 25 riviste, fra cui Linus, Cannibale, Il Male, Frigidaire (nel quale vide la luce Zanardi), e poi Glamour int., Corto Maltese, Panorama, Zut, Tango e Comic Art .
Lavora anche per il cinema (suo il manifesto de La città delle donne di Fellini) e il teatro, producendo locandine, scenografie e costumi. Si impegna nella moda, nella grafica, nella pubblicità e nella musica, dove crea diverse copertine dei cari vecchi album in vinile (di cui una per Vecchioni fu addirittura censurata).
Tutto ciò mentre escono le sue produzioni indimenticabili, di cui basta citare le più rilevanti per rendersi conto, qualora ce ne fosse ancora bisogno, di cosa questo artista ci ha lasciato: da Aficionados (1981), Le straordinarie avventure di Pentothal (1982), Zanardi (1983), Perchè Pippo sembra uno sballato(1983), Pertini (1983), Tormenta (1985) al commovente Pompeo (1987).
Le sue pubblicazioni, continueranno poi anche postume, fino ai nostri giorni.
Andrea Pazienza ci ha lasciati il 17 giugno 1988 a Montepulciano, dove si era trasferito nel 1984, e dove aveva vissuto con la moglie Marina Comandini.
Riposa ora a San Severo secondo la richiesta fatta al padre qualche tempo prima: Se mi dovesse succedere qualcosa, voglio solo un po' di terra a San Severo, e un albero sopra..
Dopo di lui il fumetto italiano non è più stato lo stesso.